Mi è sempre piaciuto giocare con le parole. Ma anche con i numeri è divertente a volte. Tipo il 6 (sesta volta sul palco di Sanremo) e il 9 (nono disco in arrivo), che messi insieme fanno 69 come le edizioni del festival. Ma sinceramente non credo la cosa abbia un qualsiasi significato. E comunque tra i due numeri preferisco il 9, nel senso che è al disco che penso molto più che al festival, a quello tengo davvero e per quello soffro, mi ingegno, mi deprimo, mi entusiasmo, mi preoccupo, mi esalto.. Però siccome Sanremo è Sanremo, va sempre a finire che per qualche settimana…non sembra esserci altro. Poi quando sei qui ancora di più…si rischia di perdere anche un po’ il contatto con la realtà, che invece tendenzialmente va avanti senza curarsi granché di ciò che accade qui in riviera.
Il cantautore romano presenta un allestimento unico: “La mia sfida è portare la vita nel vuoto dei palazzetti”. Le prime due date a Roma: 25 e 26 ottobre.
Quello di Daniele Silvestri non è un tour nei palazzetti come gli altri. Non solo perché per lui è il primo in venticinque anni di carriera, ma per la scelta di creare una narrazione di immagini e suoni evocativa, frutto di lavoro, idee e storia vissuta. Un tour che ha l’ambizione di mettere in luce i tanti aspetti magici della musica, dando un’anima a strutture spesso anonime. Silvestri, dalla teoria alla pratica, crea un suo particolare universo di cui tutti, spera l’artista, possano sentirsi parte.
“Non ci sarà il palco, o forse tutto quello che il pubblico vedrà potrebbe esserlo – sorride il cantautore romano – è un progetto folle che parte dalle idee del mio ultimo disco “La terra sotto i piedi”. E infatti la terra non mancherà: la porteremo a sacchi prendendola da alcune serre delle città in cui suoneremo. Ci esibiremo sopra questa montagna in un allestimento simile a un ottovolante. Per il disco precedente, “Acrobati”, i teatri erano gli spazi più idonei per tanti motivi. Per questo album, invece, per i temi e le sonorità, avevo subito capito che avrei dovuto fare per la prima volta un tour nei palazzetti. Ma a mio modo”. Non senza quindi mettere in campo concetti e visioni. “I palasport sono complicati, dispersivi e ostici acusticamente – continua Silvestri – ma mi affascinano proprio perché sono contenitori vuoti in cui si può far nascere qualche cosa di unico. È un piccolo miracolo. Io, con i miei musicisti, sarò molto esposto: il palco è protettivo per certi aspetti, nasconde. Invece in questo caso non sarà possibile. Cercheremo di portare vita e calore in strutture fredde”.
Con lui, ospite fisso, ci sarà Rancore. “È un rapper straordinario che sarebbe esploso anche senza il Festival di Sanremo che abbiamo affrontato insieme – sottolinea Silvestri – in Italia c’è tanto rap e fortunatamente anche di qualità. Lui, come altri artisti, si meritano il successo che stanno ottenendo e anche di partecipare a rassegne importanti come il Premio Tenco. Rancore ha un uso spettacolare della parola. Con “Argento vivo” siamo riusciti a toglierci una delle più grandi soddisfazioni che un artista possa ottenere: non sono tanto i premi o i numeri che si porta dietro, quanto il dibattito che ha scaturito questa canzone. Abbiamo scoperchiato un vaso di pandora, affrontando temi come la scuola, gli adolescenti, il disturbo dell’attenzione. Finalmente se ne è discusso”.
Il senso di questo tour così studiato e ricco di suggestioni è nella sua stessa creazione. “Il lavoro che c’è dietro è il vero significato di tutto – ammette Silvestri – tempo fa sono andato con i miei figli a vedere un concerto trap e mi sono divertito molto. Ma era frutto di un lavoro microscopico rispetto a quello messo in campo per il nostro tour. Con questo non sto puntando su un’esaltazione di quello che faccio, ma tengo solo a sottolineare l’impegno di decine di professionisti che si mettono in gioco e lavorano più di quello che dovrebbero per dare vita a qualche cosa di irripetibile. Quel mondo sotterraneo di dedizione, fatica e studio è ciò che rende speciale queste date”. E forse non è un caso che arrivi proprio nel venticinquesimo anno di carriera. “In realtà non ci credo molto – conclude il cantautore – la reputo più una coincidenza. Con questo non vuol dire che i venticinque anni di carriera non avranno spazio nel tour, anzi: ci sarà mezz’ora di medley giocoso in cui racchiuderemmo le canzoni dal 1994 al 2019, suonate con musicisti che mi accompagnano da sempre. Non è tanto una celebrazione quanto una narrazione in cui poter ritrovare ricordi, idee e suoni che fanno parte di me. Sarà un modo per riscoprire e riscoprirmi”.
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