QUOTIDIANO FONDATO NEL 1994

VISTO DALL’OBLÒ DI QUESTO AEREO



di Paolino De Francesco (autore della copertina di "Acrobati")

Mi occupo di “grafica applicata alla musica” dal 1996 e ho avuto l’opportunità di lavorare con artisti noti e meno noti. Lavoro senza dubbio meglio quando tra me e l’artista per cui devo realizzare la copertina c’è stima reciproca. Nel caso di Daniele la mia stima per lui risale al 1995, anno della sua prima apparizione a Sanremo, quando portò sul palco dell’Ariston “L’uomo col megafono”. Con Daniele avevo poi lavorato all’artwork dell’album “Monetine”, raccogliendo circa 400 monete di diversi paesi per riuscire a comporre il suo ritratto. Un lavoro che potrebbe sembrare quasi più tecnico che creativo, ma il risultato ha avuto la sua efficacia ed è riuscito ad interpretare le esigenze commerciali di quella che era una raccolta di canzoni che in qualche modo hanno fatto la storia della musica italiana. Tornare a lavorare con lui per “Acrobati” è stata da una parte una sorpresa e dall’altra una nuova sfida che inevitabilmente ha portato con sé ansie e aspettative. Sorpresa perché sono stato contattato un paio di settimane prima della consegna e quindi con un tempo molto limitato a disposizione per elaborare idee e creare immagini. Avendo però avuto da subito l’opportunità di sentire le canzoni del disco e di fare due chiacchiere con Daniele gli stimoli che mi sono arrivati hanno ridotto di molto la paura di non farcela. Quando le canzoni sono belle (e chi ne dubitava) e i testi sono fotografie in musica il mio lavoro si riduce ad una semplice traduzione in immagini. Ecco, per Daniele sono più un traduttore che un grafico. Appena ho sentito “Acrobati” e “La mia casa” già avevo in testa due copertine… e di fatto le abbiamo usate entrambe. Una come vera copertina e una nell’ultima pagina del libretto.

È IL FRUTTO DI UN LAVORO FATTO A 4 OCCHI E 4 ORECCHIE

Comunque non appena ho cominciato a lavorare a questo progetto, come spesso accade, le cose sono venute un po’ da sole e un po’ per caso. Mi piaceva l’idea che le figure fossero tutti Acrobati “involontari” che camminavano su un filo in tutta naturalezza e non fossero necessariamente legate alle canzoni. O quanto meno non tutte: perché se traduci alla lettera traduci la realtà e qui di reale volevo ci fosse solo la fantasia. Ecco allora che un pescatore (fotografato a Varsavia) pesca una funivia. Ecco che un operaio dipinge fili su cui camminare. Ecco che qualcuno lascia il filo per remare tra le nuvole. Ecco quello che posiziona nel cielo un orologio (questa si una didascalia). Ecco il funambolo Philippe Petit (unica richiesta di Daniele) che paradossalmente pare essere il più incerto a camminare sui fili. Lui è l’unico personaggio (con Daniele) che ha un nome, l’unico che ha realmente “disobbedito alla gravità”.

Se la title-track si intitola “Acrobati” e se la prima frase è “Visto dall’oblò di questo aereo il mondo sembra bene organizzato” non posso che ammettere che la strada (o il filo) è chiara ed è lì, in bella vista per chiunque. Quindi se questa copertina è bella è perché le canzoni sono belle, ed è frutto di un lavoro a 4 occhi e 4 orecchie tra un grande comunicatore ed un buon traduttore.

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