QUOTIDIANO FONDATO NEL 1994

Diario di Bordo Capitolo 1



L'Editoriale di Daniele Silvestri

Vorrei cominciare, se siete d’accordo (beh, in effetti anche se non lo siete), a raccontarvi la genesi di questo nuovo lavoro. Difficile, come sempre, individuare un punto di partenza preciso, ma mai come stavolta c’è una data particolarmente significativa da cui potrei iniziare il racconto. Era il 23 aprile del 2015. Quella sera decido – fortunatamente – di andare a vedere un concerto che mi incuriosiva parecchio, un duo anomalo (chitarra elettrica e batteria) e molto rock, in un piccolo locale del quartiere San Lorenzo a Roma. Il chitarrista lo conosco bene, abbiamo grandi amicizie in comune, l’ho visto suonare in molte circostanze, soprattutto come chitarrista di Antonio Diodato. E poche sere prima avevo condiviso con lui, anche se brevemente, il palco dell’auditorium della conciliazione proprio in occasione di un concerto-evento del suddetto Antonio, in cui figuravo come ospite. Bellissimo concerto peraltro. Daniele Fiaschi (questo il nome del chitarrista, romano e mancino) mi era sempre piaciuto, anche se all’auditorium mi ero più concentrato sul tastierista, più che altro perché mentre ascoltavo dietro le quinte stavo proprio alle sue spalle, così mi studiavo la sua tecnica, le sue scelte stilistiche, apprezzandone sempre di più il gusto e la sensibilità. Duilio Galioto il suo nome, ma ci tornerò più avanti. Tornando alla fondamentale serata del 23 aprile, il concerto mi prende benissimo. Musica piena di passione ma anche sempre sorprendente, quasi virtuosistica nei suoi passaggi più arditi, ma mai fine a se stessa. Daniele e il suo sodale – il batterista Andrea Palmeri, insieme formano i baunS – pestano duro, ma soprattutto Daniele mi colpisce per la qualità e la modernità del suo stile e del suo suono. Sempre più forte. Così a fine serata, forse anche un po’ allegro per quel paio di birre che in situazioni del genere non puoi non bere, mentre chiacchiero con un altro Daniele (Tortora, detto il Mafio, fonico, musicista e produttore di cui avrò ampiamente modo di parlare in seguito, che con Fiaschi come con Diodato lavora da un bel pezzo), me ne esco con la seguente affermazione: voglio chiudermi tre giorni in uno studio a suonare e registrare “roba” nella più assoluta libertà con altri quattro musicisti di cui intravedo grandi capacità creative!”.

COMINCIA A
SQUILLARMI
IN TESTA UNA
CAMPANELLA

E faccio pure i nomi: Daniele Fiaschi alle chitarre, Duilio Galioto alle tastiere, Fabio Rondanini (da tanto batterista di Niccolò e dei Calibro 35, già meravigliosamente utilizzato nel disco del trio FSG) alla batteria e Gabriele Lazzarotti, la mia sicurezza, al basso. Poteva essere una di quelle sparate sull’onda di un entusiasmo momentaneo, che poi inevitabilmente muoiono lì. E invece l’indomani ero ancora più convinto. Così nei giorni seguenti comincio a organizzare, coinvolgendo gli interessati che – probabilmente un po’ stupiti e vagamente incuriositi – accettano subito di buon grado. Si tratta di individuare periodo e luogo. Col Mafio, che diventa a quel punto il fonico incaricato di portare avanti avanti quel progetto estemporaneo, buttiamo giù un po’ di ipotesi, ma alla fine l’illuminazione – altrettanto fortunata – mi arriva improvvisa: il posto giusto per “perdersi”, smarrire il senso del tempo e immergerci solo nella nostra musica c’è e l’ho scoperto pochi anni prima: ė POSADA NEGRO, lo studio di Roy Paci nelle campagne intorno a Lecce. Il periodo stabilito cade nella prima settimana del luglio successivo. 5 giorni in realtà, compresi i viaggi e l’allestimento, 3 effettivi di registrazioni. Non sapevo ancora che quello sarebbe diventato il primo poderoso è fondamentale mattone del futuro disco, ma forse un po’ ci speravo. Quello che succederà esattamente in quei giorni e da lì in poi, sarà tema dei prossimi capitoli di questo racconto/diario. Vi basti sapere che da allora – per qualche miracolo fortunato – l’entusiasmo non è più sceso e anzi continua ad aumentare ancora adesso che siamo (quasi) alle battute finali. Il che non renderà questa storia qualcosa di epico, ma è una bella storia e, soprattutto, è la nostra.

#stayinbell

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